La scelta dettata dal cuore

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Rika83
icon1  view post Posted on 26/10/2011, 11:16     +1   -1




Facendo pulizia nel pc sono andata a ripescare la mia prima fanfic cosi ho deciso di proporvela a piccole dosi, vi avviso è lunghissima, se avete pazienza buona lettura

Anno: 2009
Autrice: Rika83

La scelta dettata dal cuore





1.

Quando Akira se ne andò lasciando Rea sola e senza un perché, anziché abbattersi, la ragazza, decise di dimostrare al mondo intero che avrebbe potuto farcela anche da sola, perché, in fondo era una ragazza forte che non aveva bisogno di un uomo per sentirsi importante e cosi fece, si rimboccò le maniche e riuscì a cambiare il proprio destino.
In breve tempo riuscì prima a entrare a lavorare nell’azienda di famiglia, e poi nel giro di un anno, a farsi strada nel mondo degli affari sino diventare qualcuno che conta in un mondo prevalentemente maschile.
Rea è una bellissima ragazza di 23 ani, figlia di uno degli uomini più amati e rispettati nel mondo delle corse, infatti possedeva l’intera quota azionaria della Yamaha una delle case motociclistiche più forti al mondo, oltre a possedere una società nel campo finanziario che fatturava da sola il necessario per sfamare almeno altre tre generazioni.
Passò quell’anno a occuparsi solo di questioni lavorative senza mai fermarsi un momento a riflettere, forse perché, in fondo, aveva paura di rendersi conto che, in realtà, aveva creato il vuoto intorno a se, di aver anteposto se stessa davanti a tutto e tutti pur di non soffrire ancora, ma sapeva che alla fine avrebbe dovuto fare i conti con quella realtà.
Nono stante la giovane età possedeva un bagaglio di esperienze, molte delle quali negative, che la rendeva molto più donna di quanto il suo aspetto non dimostrasse, ma tutto ciò aveva fatto si che diventasse anche una persona fredda, senza emozioni e senza più sogni e speranze per il futuro, e questa era la cosa che più di ogni altra preoccupava la gente che realmente la amava.

2.


Erano ormai le sette di mattina quando la sveglia suonò, ma Rea era già in piedi da almeno un quarto d’ora, erano anni che non le capitava di svegliarsi prima dell’ora, e sapeva perfettamente che di solito questo non era un buon segno, anzi al contrario stava a significare che quella non sarebbe stata una giornata felice, ma questo non l’avrebbe di certo fermata e non le avrebbe impedito di proseguire la sua giornata come meglio credeva, e con questa speranza nel cuore si preparò per andare in ufficio come la routine le ordinava, ignara del fatto che presto avrebbe dovuto ricredersi.
Arrivò in ufficio alle otto precise e come ogni giorno la prima tappa fu l’ufficio di suo padre, il quale sicuro della sua solita visita mattutina, le lasciò un biglietto appeso alla porta:

“ Giorno principessa, sono nella sala meeting.
Raggiungimi il più in fretta possibile, abbiamo molto da festeggiare.
Ti amo papà.”


Il fatto che suo padre si trovasse nella sala riunioni a quell’ora della mattina era segno che c’erano novità importanti, e, infatti, una volta raggiunta la sala, si rese subito conto che qualcosa di grosso doveva essere successo, poiché tutti bevevano Champagne e fumavano Cubani (il che capitava solo in casi veramente eccezionali) e ridevano e scherzavano tra loro con aria soddisfatta, mentre nel monitor scorrevano immagini di una gara motociclistica.
Rea entrò nella sala con aria confusa, non riusciva a capire cosa potesse essere successo di tanto importante senza che, detenendo il 40% delle azioni della Yamaha, lei ne fosse a conoscenza.
Il padre si voltò e non appena la vide le andò incontro sorridente
- Ecco la mia splendida figlia… Vieni tesoro brinda con noi, oggi è un giorno importante per la Yamaha, oggi scriviamo una pagina importante nella storia delle corse.
- Posso sapere di cosa stai parlando? Non mi risulta che ci fossero trattative per ingaggi di alcun genere.
- Figlia mia anche se detieni il 40% delle azioni, questo non vuol dire che debba tenerti informata su tutto quello che succede qua dentro, non ti pare?
- Ok, ora che hai dimostrato chi comanda qua, ti spiacerebbe spiegarmi cosa succede?
- Su non scaldarti, in fondo non vedevo l’ora di vederti per raccontarti cosa quel genio di tuo padre, è riuscito a fare.
- E cioè?
- Ho ingaggiato per pochi spiccioli il più grande pilota al mondo, nel suo paese lo chiamano il Diavolo, e credimi quando sale sulla moto, lo diventa sul serio, certo qua ancora nessuno lo conosce, ed è poco più che un ragazzo, anzi a pensarci bene mi pare abbia proprio la tua età ed è single, il che mia cara può essere un vantaggio anche per te, non credi?
- Papàà… ancora con questa storia?
- Ok ok, volevo solo unire l’utile al dilettevole che c’è di male?
- Già non c’è niente di male, se non fosse per il fatto che della mia vita sentimentale vorrei decidere da sola, quindi spero che questo “ Diavolo” non sia stato ingaggiato solo per accasare me, perché sarebbe un inutile spreco di denaro.
- Tranquilla, ti giuro che stavolta lui con questa storia non c’entra nulla, è davvero un fenomeno delle due ruote.
- Certo come no, scommetto che sono tutti talmente occupati che toccherà a me andare a prenderlo in aeroporto.
- Beh però questo fa parte delle tue mansioni, quindi sarai d’accordo con me che si tratta solo di lavoro.
- Non avevo dubbi a riguardo, comunque tornando a noi fammi avere tutta la documentazione su questo fenomeno e l’orario del volo così posso organizzarmi, poi bisognerà organizzare la conferenza stampa per presentarlo ai tifosi, parla con Naoki e fammi sapere, io torno nel mio ufficio, ci vediamo dopo.
Naoki era l’avvocato ma soprattutto il confidente di suo padre e della società, tutte le trattative dovevano passare prima nelle sue mani e solo una volta che venivano controllate firmate e certificate da lui si poteva passare all’azione.
Naoki era un ragazzo molto in gamba, serio e di buona famiglia, tanto che suo padre lo aveva assunto con l’intento di farlo innamorare di lei, ma questo fu impossibile per due semplici motivi, uno Naoki non era assolutamente il tipo di rea, e due lui era felicemente fidanzato con un uomo il che rendeva la cosa al quanto difficile da realizzarsi.
- Come a più tardi? Non mi chiedi neanche come sono andate le cose? Non t’importa sapere come ho realizzato questa magistrale impresa?
- Papà ti conosco, e non ho bisogno di farti domande delle quali so già la risposta, e poi…. Questo non fa parte delle mie mansioni.
“ questa ragazza è furba e pungente come sua madre” pensò il padre mentre osservava Rea allontanarsi di gran carriera.
Entrò nel suo ufficio e si sedette alla sua scrivania con la speranza di riuscire a concludere qualcosa, ma l’ennesimo tentativo di suo padre di cercarle marito l’aveva a dir poco innervosita, non riusciva a capire perché si ostinasse a volerla a tutti costi dare in moglie, in fondo lei era felice cosi e con tutti gli impegni che aveva, le mancava solo un ragazzo a complicare di più le cose, la realtà era che non aveva né tempo ne voglia di pensare a queste sciocchezze.
Mentre era assorta nei suoi pensieri, all’improvviso suonò il telefono
- Pronto?
- Rea, senti io sto uscendo ho delle cose da sbrigare, volevo solo dirti che la documentazione di Yamashita è pronta te la lascio all’ingresso, ricorda che l’aereo arriva alle dodici, per cui organizzati e per favore portalo a pranzo da qualche parte.
- Papà!!
- So a cosa stai pensando e ti sbagli, voglio solo che abbia una bella accoglienza in fondo lui è destinato a essere la stella della Yamaha. Vedila cosi ti devo un favore.
- Ok ho capito, cercherò di esser gentile. Ora ti saluto.
Alla fine si era fatta incastrare per l’ennesima volta, a questo punto la sua unica speranza era che questa giornata passasse il più velocemente possibile.
3.

Arrivò all’aeroporto alle 11:50 e notò subito la mandria di fotografi e giornalisti che stazionava agli arrivi, tutti incuriositi dal nuovo e sconosciuto fenomeno del motociclismo, si fece largo tra la folla in modo brusco arrivando finalmente alla sbarra e li avrebbe dovuto aspettare per una decina di minuti l’apertura delle porte che dava il via alle danze. Quando poi finalmente le porte si aprirono e dietro non c’era nessuno tutti, si voltarono verso di lei con aria interrogativa con la speranza di capire cosa stesse succedendo, ma dal suo stupore si resero subito conto che lei ne sapeva quanto loro.
Rimase li ferma ad aspettare per alcuni minuti poi vedendo che non usciva nessuno si avviò all’interno della zona arrivi per capire quale fosse la situazione, e lì, ad aspettarla vi trovò solo Naoki il quale le andò incontro sorridendo
- Ciao Rea come va? Certo che ce ne hai messo di tempo a capire che dovevi entrare.
- Ciao Naoki, ma tu cosa ci fai qui?
- Vedi siamo venuti a sapere da voci attendibili che la notizia era trapelata e che ci sarebbe stata l’invasione dei giornalisti, cosi poiché ancora nessuno conosce Tomohisa, abbiamo deciso di tenerlo nascosto a tutti sino alla conferenza stampa di domani, in modo che lui, naturalmente in tua compagnia possa pranzare e fare un giro in centro in santa pace.
- Sapevo che con questa scusa sareste riusciti a incastrarmi di nuovo, comunque sarà pur vero che nessuno lo conosce, ma avete pensato al fatto che invece a tutti conoscono me?
- Dovevi aspettarti che finiva cosi, conosci tuo padre, e per il resto non preoccuparti, faremo in modo che non veniate seguiti dai giornalisti.
- Visto che non ho scelta, speriamo almeno che sia come dici tu.
- Vieni è arrivato il momento delle presentazioni.
Naoki prese la mano della ragazza e l’accompagnò verso un’uscita secondaria, a dividerla da lui sono una porta scorrevole con vetri appannati dalla quale s’intravedeva la sagoma di un ragazzo alto e ben piazzato.
Quando la porta si aprì lui, immediatamente, si voltò, rimanendo per qualche secondo li fermo imbambolato davanti a lei, la guardò senza dire una parola, si creò un silenzio imbarazzante interrotto solo dalle parole di Naoki
- Tomohisa questa è Rea, sarà il tuo Cicerone per tutto il giorno, ma bada bene che questa che sembra una giovane ed indifesa donzella è in realtà una vera e propria leonessa per cui fa attenzione.
Lui porse la mano verso di lei
- Ciao io sono Tomohisa Yamashita piacere di conoscerti.
- Rea Morimoto piacere mio.
Quando la sua mano sfiorò quella del ragazzo, un brivido le percorse la schiena ed anche se non capi se quella sensazione fosse positiva o negativa decise di cancellarla all’istante dalla sua mente, perché in fondo aveva giurato a se stessa che mai e poi mai avrebbe sofferto di nuovo a causa di un ragazzo anche se come in questo caso, si trattava del più sexy al mondo.
- Senti andiamo, ho prenotato per le 12:40 e non mi piace arrivare in ritardo.
- Per me non ci sono problemi, anzi ho una fame da lupi.
- Meglio cosi.
I due s’incamminarono verso l’uscita secondaria ed entrambi notarono il sorriso soddisfatto che era stampato sulle labbra di Naoki, e in quel momento Rea si rese davvero conto che lui e suo padre stavano tramando qualcosa, e con questi pensieri lasciarono l’aeroporto.

4.

Il silenzio regnava all’interno dell’auto che li conduceva al ristorante, Rea si sentiva molto a disagio in quella situazione, forse perché Tomohisa si ostinava a fissarla e sorridere e lei non riusciva a contrastare quello sguardo, poi all’improvviso fu lui a rompere il ghiaccio:
- Sai sino a poco tempo fa anch’io avrei voluto lavorare nell’azienda di famiglia, ma poi sia io che mio padre abbiamo dovuto accettare la realtà, e cioè che io ero molto più portato ad andare in moto che a tenere i conti.
- Io invece mi ritengo la migliore nel mio ruolo all’interno dell’azienda, nonostante non abbia mai cavalcato una moto a riguardo ne so molto di più di molti uomini.
- Beh ma per questo c’è un rimedio. Se vuoi posso insegnarti io ad andare in moto.
Lo sguardo del ragazzo si fece sicuro e malizioso, e la cosa innervosì parecchio Rea.
- No grazie non sono interessata, e poi dovresti prima imparare ad andarci tu, visto che non sei mai salito su una Yamaha prima d’ora.
- Se devo essere onesto, non credo che troverai mai uno che vada meglio di me su una moto, quindi se vuoi un consiglio, dovresti approfittare della mia proposta.
- Mi dispiace deluderti, ma vedi io non alcun interesse ad imparare ad andare in moto, e oltretutto non salirei in moto con uno chiamato “il Diavolo” neanche da morta.
- Non c’è bisogno di scaldarsi cosi, il mio voleva essere solo un consiglio, ma se non ti interessa, non ci sono problemi…
Tomohisa sorrise e si avvicinò pericolosamente a lei fermandosi a pochi millimetri dal suo viso
- … Ma posso assicurarti che prima della fine del campionato avrai cambiato idea e non potrai più fare a meno di venire in moto con me, e sai perché n sono sicuro? Perché ciò che il “diavolo” vuole il “Diavolo” ottiene, non dimenticarlo.

Rea si rese conto che la situazione le stava sfuggendo di mano, non capiva bene il perché Tomohisa riuscisse a renderla tanto nervosa, dov’era finito il ragazzo dagli occhi dolci che aveva conosciuto all’aeroporto? Possibile che avesse davvero recitato per tutto il tempo e che in realtà la sua vera personalità fosse quella che lui le stava mostrando in quel preciso momento?
Finalmente arrivarono al ristorante, lui fu il primo a scendere dalla macchina e sembrò molto divertito probabilmente a causa della precedente discussione che avevano avuto, lei sospirò scendendo a sua volta dall’auto e s’incamminò verso il ristorante quando si accorse che lui, in modo molto poco galante, le era passato davanti, non solo entrando nel ristorante ma addirittura arrivando quasi al tavolo senza degnarla di uno sguardo.
Questa ennesima provocazione aveva colpito nel segno rendendo Rea a dir poco furiosa, era risaputo che detestasse le persone arroganti e sicure di se, questo la fece giungere alla conclusione che il soprannome attribuito al ragazzo fosse dovuto senza dubbio al suo carattere e non, come tutti invece pensavano alle sue doti da pilota.
Era un ragazzo veramente insopportabile e la cosa che la turbava di più era che avrebbe dovuto comunque avere a che fare con lui tutti i giorni, sorbendosi le varie recite davanti agli altri senza aver possibilità di smascherarlo , poiché tutti conoscevano il carattere della ragazza e avrebbero di certo creduto a lui.
- Ma tu non hai fame? Non sarai mica di quelle che pur di mantenere la linea saltano almeno un pasto al giorno?
- Devo deluderti, io sono cosi di costituzione.
- Allora cosa fai lì imbambolata?
- Niente, mi chiedevo solo se avresti fatto meglio a fare l’attore, in fondo la parte del bravo ragazzo che hai recitato all’aeroporto era quasi da Oscar.
- Gli do solo quello che vogliono tutto qua.
- A cosa ti riferisci?
- Niente non farci caso, più che altro muoviti a sederti o alla fine ti toccherà stare sul serio a dieta.
Rea si sedette di fronte a lui continuando a chiedersi a cosa si riferisse con quella frase, e al perché avesse cambiato cosi radicalmente atteggiamento, era come se i suoi occhi, all’improvviso fossero diventati tristi, ma era inutile continuare a pensarci tanto lui non le avrebbe mai dato una risposta ad una domanda tanto personale.
Il pranzo andò bene e passarono quell’ora a parlare delle loro vite e delle loro aspettative per il futuro ed il tempo passò più in fretta di quanto si aspettasse, poi lei si alzò prese il portafogli e si voltò verso di lui
- Se mi aspetti un minuto, vado a pagare il conto e poi ti porto a fare un giro in centro.
Lui scoppiò a ridere e lei rimase come impietrita e confusa davanti a lui
- Non è ancora nata la ragazza che può pagarmi il pranzo, cosa credi sono pur sempre un gentiluomo.
- Come no, e comunque cosa intendi dire?
- Semplicemente che è già tutto apposto, non ti avrei mai permesso di pagarmi il pranzo.
A questo punto fu lei a scoppiare a ridere e questa fu l’ennesima novità, perché per una cosa simile, sino al giorno prima, si sarebbe probabilmente infuriata.
- Ma guarda che avrebbe pagato la società non io…
Si fece seria e si avvicinò a lui
- Non è ancora nato il ragazzo cui io possa pagare il pranzo, per cui, mio caro, hai sprecato i tuoi soldi.
- Sai una cosa? Mi irriti quando fai cosi.
- La cosa è reciproca.
- Non avevo dubbi a riguardo…
E in quell’istante si avvicinò ancora al suo viso sorridendo
- Però ricorda io ottengo sempre quello che voglio
- Ah si? Allora dimmi, cos’è che vuoi?
- Tranquilla presto lo capirai, ora credo sia meglio che andiamo.
- Per una volta sono d’accordo con te.
Sorrisero entrambi ed insieme uscirono dal ristorante fermandosi sul marciapiede
- Ti va se andiamo a piedi in centro, sempre se non è troppo lontano.
- No in realtà siamo vicini e credo di essere abbastanza allenata da poter fare due passi.
- Allora ti metto alla prova.
- Perfetto dammi solo un secondo che do disposizioni all’autista.
Rea si avvicinò all’auto e comunicò all’autista l’indirizzo dell’Hotel dove avrebbe alloggiato Tomohisa, in modo da passare a prenderla li all’ora stabilita per riaccompagnarla a casa, poi tornò verso di lui ed insieme s’incamminarono verso il centro di Tokyo.
- Allora Principessina, spiegami una cosa, ma non è geloso il tuo fidanzato del fatto che passi intere giornate con degli sconosciuti?
- Non può essere geloso perché in realtà non esiste, sono single e sono felice di esserlo.
- Mmmm… Buono a sapersi
- Che hai detto? Non ho sentito.
- Niente stavo parlando tra me e me.
- Si, ma stavi parlando di me, per cui credo di avere tutti i diritti di sapere cosa stavi dicendo non credi?
- Credo che tu stia correndo con la fantasia, cosa ti fa credere che stessi parlando di te? E comunque se anche fosse, io non ripeto mai le cose due volte, quindi cambiamo argomento, che prevedi per i prossimi giorni?
- Prevedo di impazzire se continuerò a frequentarti.
Lui le sorrise in maniera tanto sincera da lasciarla quasi senza fiato
- Sai una cosa mi è venuta voglia di un gelato, ti va?
- Scusa ma cosa ha a che fare il gelato con il nostro discorso?
- Assolutamente niente, ma non ti avevo detto che volevo cambiare argomento?
- Su questo hai ragione. Ok Vada per il gelato.
Tomohisa a quel punto le prese la mano e cominciò a correre verso la gelateria che si trovava dall’altra parte della strada, ed il cuore le cominciò a battere forte nel petto e cominciò a provare delle strane sensazioni e questo la spaventò, Come poteva provare qualcosa per un tipo tanto arrogante? “ E’ assolutamente impossibile” e questa fu l’unica risposta che in quel momento era disposta a darsi.
Rea e Tomohisa alla fine passarono tutto il giorno insieme, e mentre lui si divertiva a fare impazzire la ragazza con scherzi e battutine, lei , stanca ormai della sua compagnia, si senti sollevata solo quando si ritrovarono davanti al Sakura Hotel poiché quella stabiliva la fine della tortura
- Arrivati Tomohisa, questa per ora può considerarsi casa tua.
- Ma come sono già le nove?
- E già, anzi per l’esattezza sono le 21 e 35 minuti.
- Però un po’ mi dispiace, sono sicuro che adesso mi annoierò a morte.
- Invece o non posso lamentarmi, sono sicura che adesso, finalmente, potrò rilassarmi.
- Se ti va potremmo cenare insieme e magari chiudere la serata in bellezza.
Rea sapeva perfettamente che la sua era solo una provocazione ma la cosa la infastidì ugualmente
- Che intenzioni hai ?
- Nessuna, voglio solo invitarti a cena, ma se non ti va puoi sempre salire da mee bere una cosa. Perché tu invece che intenzioni avevi? Guarda che io sono aperto a tutto.
- Mi dispiace deluderti, ma io non ho intenzione di passare un solo minuto più del necessario con un tipo come te, e questo anche se tu fossi l’ultimo uomo al mondo.
- Ne sei proprio sicura? Potresti anche pentirti un giorno di aver parlato cosi.
- Certo che ne sono sicura.
- Io invece credo che questa non sia assolutamente la verità, al contrario, penso che tu ormai sia pazza di me.
- E dimmi cosa te lo fa credere?
- Se vuoi posso dimostrarti la mia teoria quando vuoi.
- Sentimi bene , perché te lo dirò una volta sola, non ho ne tempo ne voglia di giocare con te, quindi Sali nella tua stanza e lasciami in pace, e da domani vivi la tua vita lontano da me.
- Per stanotte potrei anche fare come dici tu, ma da domani capirai inevitabilmente cosa si prova quando il Diavolo si interessa a te.
Lui a quel punto, le prese il braccio e la guardò intensamente, e lei come se lui le avesse tolto ogni forza non riuscì ad evitarlo, poi all’improvviso lui sorrise e le baciò la fronte.
- Per stanotte mi accontenterò di questo, buona notte Principessina.
Tomohisa lasciò andare la ragazza e senza aggiungere altro se ne andò lasciandola li immobile come se niente fosse.
Lei lo osservò mentre si allontanava e sempre più confusa Sali in auto decidendo di cancellare quanto successo dalla sua testa e sperando di riuscirci se ne tornò a casa sua.


Edited by Rika83 - 14/11/2011, 10:43
 
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Gonghina
view post Posted on 26/10/2011, 13:21     +1   -1




wawwwwww bello me curiosa di leggere il seguito!!!
 
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Rika83
view post Posted on 26/10/2011, 13:42     +1   -1




arigatouuuuu!!!! questa è la primissima che ho scritto ci sono molto legata per cui sono contenta che ti piaccia. il resto arriverà presto
 
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Gonghina
view post Posted on 26/10/2011, 13:46     +1   -1




Mi piace e come me curiosaaa!!!
 
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view post Posted on 31/10/2011, 21:28     +1   -1
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Intellligenza non è non commettere errori, ma scoprire subito il modo di trarne profitto

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fantastica......bellissima......ma non puoi lasciarmi mentre i due si sono appena conosciuti l'areoporto...che faccio.....? :o:
....ok Rika...voglio il seguito della storia........... :angry:

aspetto ;) :ClapMKJ.gif:
 
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Rika83
view post Posted on 14/11/2011, 10:47     +1   -1




GRazie Hottina Sono felice che la storia ti stia piacendo e quindiiiiii............
INSERITO 4° CAPITOLO, BUONA LETTURA SPERO VI PIACCIA
 
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Gonghina
view post Posted on 14/11/2011, 13:53     +1   -1




Grande adesso il 5°vogliamo ihihihih
 
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6 replies since 26/10/2011, 11:16   106 views
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